Nata a Udine il 31 marzo 1921, Laura Conti è stata  partigiana, medico, politica, scrittrice e ambientalista che, attraverso il suo  lavoro rivolto su più fronti, ha inciso un solco nel Novecento italiano,  contribuendo allo sviluppo dell’etica ambientale  in Italia e alla nascita  delle narrazioni ecologiche. A causa dell’impegno antifascista della famiglia, è  costretta più volte a cambiare dimora, fino a stabilirsi a Milano, e dopo aver terminato  le scuole superiori si iscrive alla facoltà di medicina. Nel 1944, però, sente  il bisogno di partecipare alla Resistenza entrando nel “Fronte della gioventù”  con un incarico di propaganda presso le caserme: un attivismo che le costa  l’arresto e la deportazione nel Campo di transito di Bolzano, un’esperienza  dalla quale, qualche decennio più tardi, nascerà La condizione sperimentale (1965), opera nella quale ripercorrerà  quei momenti; mentre la sua prima opera narrativa, Cecilia e le streghe, uscirà nel 1963. Rientrata a Milano, si  laurea in Medicina e si specializza in Ortopedia, ma fin da subito continua  nella sua attività politica, prima nel Psi e poi nel Pci, riuscendo, tra  il 1960 e il 1970, a diventare consigliera alla Provincia di Milano, poi alla  Regione Lombardia, e infine ad essere eletta alla Camera dei Deputati. Durante  il suo impegno politico si occupa di tematiche femministe e ambientali,  svolgendo un ruolo importante nella gestione della catastrofe ambientale che colpì  Seveso nel 1976, trattata anche attraverso la pubblicazione di un saggio, Visto da Seveso (1977), e di un romanzo  come Una lepre con la faccia di bambina (1978): la sua idea di politica ambientale la porta a elaborare un metodo di  lavoro che l’accomuna ad una ricercatrice, convinta dell’importanza di  sostenere le decisioni politiche che possano poggiarsi su solide basi  scientifiche. Nella notte del 25 maggio 1993 muore a Milano per un malore  improvviso.
        (a cura di Andrea Pardi)